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26 d’abr. 2010

Francisco González Ledesma

Ambretta Sampietro

Francisco Gonzalez Ledesma, di Barcellona, classe 1927 è considerato insieme a Vazquez Montalban il padre del romanzo poliziesco spagnolo. A soli 21 anni con Sombas viejas vinse il premio Internacional de Novela che gli fu consegnato da Somerset Maugham membro della giuria.
La censura franchista lo mise al bando come “rojo y pornografo” perché in un suo romanzo un giovane appoggia la mano sul ginocchio della fidanzata. Continuò a scrivere con lo pseudonimo di Silver Kane e pubblicò circa 400 romanzi popolari per lo più ambientati nel West.
Fino a che durò il franchismo pubblicò le sue opere in Francia presso Gallimard. Laureato in legge lavorò dapprima come avvocato quindi decise di intraprendere l’attività giornalistica anche se meno retribuita al Correo Catalan e a La Vanguardia per 25 anni dove fu redattore capo.
Protagonista dei suoi romanzi, ambientati a Barcellona nei quartieri popolari quali il Barrio Poble Sec e il Barrio Chino, è il commissario Ricardo Mendez.
In Italia sono stati tradotti Soldados (Meridianozero), Non si deve morire due volte, Storia di un dio da marciapiede, Mistero di strada e La dama del kashmir (Giano) Le strade dei nostri padri (Hobby and work) Cinque donne e mezzo (Giunti).
Non usa cellulare e–mail, la moglie Rosa a oltre settant’anni ha frequentato un corso di computer per utilizzare internet.

Il suo biglietto da visita recita: “Francesc Gonzalez Ledesma – abogado y periodista”.

MilanoNera, 26 aprile 2010

29 de set. 2009

Incontro con Ledesma al Festival di Mantova

Alessandra Anzivino

Ledesma e la filosofia della strada.

Mendez, il poliziotto che si sporca volentieri le mani con la realtà da marciapiede dei bassifondi di Barcellona, è l’eroe seriale di Francisco Gonzalez Ledesma. Nell’incontro che si è tenuto a Mantova, nell’ambito del Festival letteratura, Ledesma ha parlato de suo personaggio come di un amico intimo, reale e vicino. Ha sviscerato la sua genesi e le sue caratteristiche, sollecitato da un pubblico attento e partecipe e dalle domande incalzanti di Luca Crovi.
Lo scrittore spagnolo ha indirizzato la discussione su un lungo viaggio a ritroso nella sua storia professionale e umana. Con emozione, ma senza ombra di retorica, ha affrontato il tema della censura franchista della quale fu vittima. Un periodo cupo e un’esperienza dolorosa, ma formativa e militante, durante la quale fu costretto a scrivere sotto uno pseudonimo con assonanze statunitensi novelle di avventure che costituirono, per sua stessa ammissione, la sua palestra letteraria e gli regalarono il gusto di raccontare storie.
La saga esistenziale del personaggio letterario Mendez affonda le sue radici nella profonda crisi emotivo/professionale di Ledesma, avvocato affermato e come si è lui stesso definito “milionario”, che sceglie, ad un certo punto della sua vita la verità della storia e della strada.L’”avvocato” Ledesma nella sua quotidiana pratica legale scopre che esiste un’insanabile frattura tra la legge celebrata nei tribunali e la giustizia della strada.
Capisce che esiste una mala fatta di fatterelli ridicoli puniti con severità ed enormi ingiustizie e crimini passati sotto silenzio in nome del denaro che tutto compra anche una legge addomesticata.Il giornalista e lo scrittore Ledesma si immerge dunque nella realtà della sua infanzia passata sulla strada e comincia a studiare le tipologie di sbirri da quartiere malfamato.
Mendez, secondo quanto detto dall’autore nell’incontro, è un mix felice di quattro poliziotti conosciuti in ambiti diversi.Il primo una sorta di guardia del corpo di un capitano fascista, il secondo un imbranato, il terzo una sorta di non violento che scaglia pietre contro i delinquenti e spara in aria. Ma è il quarto che sembra abbia dato l’imprinting più profondo per la costruzione del personaggio di Mendez.Un pezzo grosso della polizia spagnola che racconta le sue storie in una notte insonne trascorsa con Ledesma.
Racconti di strada e di ingiustizia, di carcerazioni illegali e di orribili delitti verso donne e bambini senza difese. Non c’è da stupirsi quindi che il poliziotto creato da Ledesma sorvoli sui piccoli crimini comuni e sia invece risoluto e senza freno nel punire delitti perpetrati verso la parte più indifesa che calca i marciapiedi dei quartieri più malfamati.
La novela negra ha dato allo scrittore spagnolo la possibilità di esprimersi con assoluta libertà e precisione sulla realtà dei fatti, e capire i meccanismi della creazione dei suoi personaggi induce il lettore ad un crescente entusiasmo nel rapportarsi ai suoi romanzi.Un noir sociale quello di Ledesma che, attraverso il suo lungo discorso, ha chiarito ai suoi lettori l’unico vero segreto per mantenere quel patto di veridicità della storia nei loro confronti:osservare e vivere sulla propria pelle le esperienze, mescolarle con i propri ideali e restituirle al lettore ammantate di mistero e ritmo.

Milano Nera, 29 settembre 2009

18 de maig 2009

Francisco González Ledesma

Ambretta Sampietro

Una chiacchierata con Francisco González Ledesma ospite di Tutti i colori del giallo, la rassegna di Massagno (Svizzera), a un tavolino di Piazza Riforma e passeggiando nel centro storico di Lugano.

Come è nato il poliziotto Ricardo Mendez?
Da giovane lavoravo sia come avvocato difensore sia come giornalista, quindi solo come giornalista perché non potevo sopportare la vita dell’avvocato sempre in mezzo a liti anche se guadagnavo molto bene. Lavorando solo come giornalista lavoravo di meno ma ero più felice. Nell’esercizio di queste professioni ho avuto la possibilità di conoscere quattro poliziotti che mi avevano colpito in modo particolare: grazie a loro è nato Mendez. Uno era campione di tiro con la pistola, guardaspalle del capitano generale ma un giorno si era dimenticato la pistola a casa. Un altro quando arrestava qualcuno nel Barrio Chino allungava la mano con il distintivo gridando “Polizia”. Regolarmente glielo facevano volare via dicendo “quale polizia?”. Il terzo portava sempre una pistola a salve e delle pietre in tasca. Quando inseguiva qualcuno gli gridava l’altolà, sparava a salve e tirava le pietre. L’inseguito credendosi colpito si gettava a terra gridando “mi hai ammazzato”. L’ultimo lo incontrai in Italia, a Taormina ad un congresso sulla mafia. Non aveva la camera e gli offrii di dividere la mia. Non l’avevo ancora vista, c’era un letto matrimoniale. Passammo la notte in bianco a parlare e mi confidò quanto fosse difficile la vita del poliziotto, gli appostamenti e la giustizia non sempre giusta.

E gli altri personaggi?
La maggior parte sono persone che conosco per aver vissuto in un periodo difficile. Sono figlio della guerra civile, ho visto la sofferenza nelle strade di Barcellona, la Barcellona delle strade è la più autentica e tutti i miei personaggi sono veri, presi dalla strada.

C’è qualcosa di lei nei suoi libri?
Ho vissuto diverse vite, dalle varie fasi della mia vita ho assorbito dalle persone che ho incontrato e ho dato loro qualcosa di me. Ho anche conosciuto diversi aspetti e quartieri di Barcellona.

Come sceglie i luoghi dove ambienta i suoi libri?
La città di Barcellona è un vero e proprio personaggio delle mie storie, mi piace molto anche Madrid ma, salvo una puntata in Egitto in Un dio da marciapiede, li ambiento principalmente a Barcellona. Mi piace scrivere della mia città che ha sofferto molto durante la guerra cercando di riscattarsi dalla sottomissione difendendo con dignità le sue tradizioni e la sua lingua. Durante la guerra Mussolini ci bombardava quasi ogni giorno dalle basi sull’isola di Maiorca.

E le storie che racconta, sono storie vere affrontate nella sua professione di avvocato e giornalista?
Sono per lo più storie vere o rielaborazioni di storie vere, quelle dei poliziotti, dei delinquenti, delle madri di famiglia, dei bambini poveri e delle donne ingannate.

Pensa che le storie pubblicate in Italia e scritte negli anni novanta siano ancora attuali? Le ha adeguate ai tempi?
Sono sempre attuali, Barcellona non è cambiata, i problemi sono sempre gli stessi. Non ho cambiato niente.

Dove hanno più successo i suoi libri fuori dalla Spagna?
In Francia, dove tutta la mia opera è stata pubblicata principalmente da Gallimard. Tutto quello che scrivo viene immediatamente pubblicato in Francia dove il pubblico è molto attento alle novità librarie, anche quando in Spagna erano proibiti dalla censura.
Mi sento a casa sia in Francia che in Italia perché sono paesi che amo molto e dove i lettori mi seguono con affetto e mi scrivono parecchie lettere.
La biblioteca de la Bòbila, una biblioteca pubblica di Barcellona mi ha dedicato un sito internet. Mi piace molto il contatto con i lettori, da loro imparo molto.

Come è organizzata ora la sua vita?
La mia vita è sempre stata caotica, avvocato al mattino, giornalista al pomeriggio e scrittore di notte. Dormivo solo quattro ore. Ho lottato e lavorato come un cane, ora vivo più tranquillo. Sono in pensione da 14 anni, il giorno in cui ho lasciato il giornale ho pianto. Ora ho più tempo per leggere, la mia vita è sempre caotica se non ci fosse mia moglie Rosa a organizzarla non so come farei.

Cosa legge Francisco González Ledesma?
Leggo noiosissimi libri di diritto per dovere. Sono consulente giuridico esperto in diritto catalano e svolgo ancora questa attività. La mia educazione letteraria deriva dai grandi classici francesi del diciannovesimo secolo, Alexandre Dumas, Maurice Druon, Jacques D’Ormesson (direttore de Le Figaro che racconta storie molto tenere), ho letto quasi tutta la letteratura gialla nordamericana e sudamericana. Mi piace molto Lajos Zilahy. Ho la casa piena di libri, a un mio amico la moglie chiese “o i libri o me” e lui rispose “i libri”.
Interviene la moglie Rosa “Io non faccio mai questa domanda…”

Legge scrittori italiani?
Mi è piaciuto molto Alberto Moravia. Ho letto anche Curzio Malaparte. Non sono molti gli scrittori italiani tradotti ed è difficile trovare i libri.

Dedica molto tempo alla scrittura?
Ora ne dedico di più. Quasi tutti i libri pubblicati in Italia sono frutto di ore rubate al sonno. Lo facevo perché scrivere dava un senso alla mia vita, per questo valeva la pena vivere.

Quando uscirà il suo prossimo libro?
In Italia sta per uscire No hay que morir dos veces, è una storia molto dura, non si muore mai finché la gente ci ricorda e si deve fare in modo di non morire dimenticati. In gennaio ho iniziato a scrivere un nuovo libro, ma non mi piaceva perché non mi sembrava sincero e l’ho appena stracciato.

Ha contatti con gli altri scrittori spagnoli di ”novela negra”?
In generale sono tutti miei amici, in particolare quelli di Barcellona. Ci stimiamo tutti reciprocamente, a volte anche con una sana invidia.

Ha vissuto molti periodi storici, il franchismo, la destra di Felipe Gonzales e la sinistra di Zapatero. Quale periodo le è sembrato migliore per la letteratura e in quale vorrebbe vivere?
Non durante il regime franchista: ero bandito dalla censura e non potevo pubblicare. Franco era un dittatore terribile, uccise moltissime persone. Ma non ho mai perso la speranza e ho sempre continuato a lavorare e a scrivere. Mi piace molto questo periodo di democrazia, tra destra e sinistra economicamente la differenza è minima, la si avverte maggiormente nei costumi con la liberalizzazione dell’aborto e del matrimonio omosessuale. Come avvocato la parola “matrimonio” se non è tra un uomo e una donna mi disturba. Avrei preferito “unione”. Ho lottato molto contro Franco insieme a Vasquez Montalbàn, avevamo fondato il sindacato degli scrittori clandestini, ma mi sono reso conto che i politici vogliono solo vivere bene.

Si sente molto la crisi economica in Spagna?
Si, la crisi è tremenda e la soffrono le classi popolari mentre i ricchi continuano a essere ricchi. In Spagna vivevamo al di sopra delle nostre possibilità, ora il governo non ha nessun piano per toglierci dalle difficoltà. Spero che la Spagna abbia abbastanza fortuna per riuscire a uscirne.

Vuole dire grazie a qualcuno?
Si, ero un figlio della guerra, morto di fame e i miei genitori non mi potevano mantenere. Mia zia Victoria, la sorella di mia madre, mi prese con sé, mi allevò e mi fece studiare. Anche altre persone mi hanno aiutato nella vita, ma la lista sarebbe troppo lunga
Milano Nera, 18 maggio 2009

10 de maig 2009

Francisco González Ledesma. Le strade dei nostri padri. Hobby & Work

Anna Giulia Padovan

Ledesma ci rivela una Barcellona nascosta, quartieri frequentati da un’umanità eterogenea le cui uniche ragioni di vita sembrano essere Bacco, tabacco e Venere, ma senza la preoccupazione per le terribili conseguenze paventate dal famoso proverbio di cui sono oggetto.
Seguiamo quindi le peripezie di Amores, giornalista perseguitato dalla sfortuna e da un’esistenza che si trascina a fatica, ma che si trova involontariamente protagonista della scoperta di due omicidi in circostanze tragicomiche.
L’ispettore Mèndez, dalla moralità se possibile ancora più dubbia dei personaggi con cui ha quotidianamente a che fare, si mette sulle tracce dell’assassino incrociando spesso e (poco) volentieri il taccuino avido di indizi di Carlos Bey, reporter de La Vanguardia a caccia dell’indagine del secolo e distratto dalle provocazioni di una donna enigmatica.
Il quadro si completa con la presenza silenziosa e solo apparentemente marginale dell’avvocato Sergi Llor, spinto quasi per caso a svolgere delle indagini parallele su un delitto e ripiombato d’improvviso nel quartiere popolare dove ha trascorso infanzia e giovinezza, prima del grande successo che l’ha catapultato nel dorato mondo del centro fatto di feste mondane, una moglie esigente e una vita calcolata sul conto in banca.
Sarà questa esperienza a fargli incontrare una compagna di giochi dimenticata e il profumo delle sue origini, portandolo a una riflessione che fa da sfondo alla cruda realtà di due fatti di sangue e un mistero da risolvere.
Lo stile pungente e colloquiale di Ledesma è uno stimolo irrefrenabile a scoprire quale sarà il prossimo intreccio, spingendoci a soddisfare la curiosità verso un mondo tanto scomodo e a sbirciare, quasi attraverso il buco della serratura, le storie malinconiche di personaggi al margine il cui passato sembra avere più importanza di un futuro incerto e difficile da immaginare.

Milano Nera, 10.05.2009

6 de maig 2009

Francisco González Ledesma. Storia di un dio da marciapiede. Giano

Eva Massari

Le parole di Ledesma non si leggono. Si ascoltano, si odorano e si assaporano, si penetrano.
Nel suo ultimo, affascinante lavoro, dà nuovamente voce al poliziotto di ‘Mistero di strada’, un personaggio che ha un osservatorio particolare, quello del marciapiede.
I suoi occhi partono dal basso, dalle fogne, dalla spazzatura, scrutano esistenze sudice fino a raggiungere quelle patinate della ricca borghesia spagnola.
Se potessimo guardare negli occhi l’ispettore Méndez, nel suo sguardo leggeremmo storie, storie di uomini e donne che vivono al limite del disincanto, in una contraddittoria e seducente Barcellona che fa da sfondo ad un terribile omicidio.
La vicenda ha inizio quando Mendéz scopre nei bassifondi della sua città il cadavere di una bambina affetta dalla sindrome di Down, graziosa, disarmata, e dallo sguardo che, ne è sicuro, avrebbe potuto scrutare l’infinito.
Quello sguardo diventa il suo sguardo, che lo porterà ad abbandonare i locali ambigui, i vicoli nauseabondi, la piccola stanza che occupa all’interno di una pensione fatiscente, per immergersi nel mondo della finanza e della politica che a questo delitto fa da cornice.
Movente dell’omidicio è una grande somma di denaro chiesta alla madre della piccola, discendente da una famiglia tanto ricca quanto misteriosa.
Soldi, molti soldi, che però non sono finiti nelle mani dell’aguzzino, degenerato al punto di rivalersi sulla vita di una bambina.
La vicenda si intreccerà con quella di un noto imprenditore la cui vita apparentemente limpida, verrà offuscata dall’ombra dell’ETA.
Méndez seguirà passo passo le mosse di questo complesso gruppo, intravedendo dietro una storia di soldi finita male, qualcosa di molto più grosso.E così quest’uomo, non ancora vinto dal disgusto per la corruzione e la depravazione assorbito in tanti anni vissuti nell’ultimo commissariato dell’ultimo quartiere della città, avrà ragione delle proprie intuizioni.
Intraprenderà un viaggio che dalle cupe notti catalane sfiorerà i misteri dell’ Egitto in una trama densa, con scenari molteplici e personaggi mirabolanti.
Accanto ad irreprensibili borghesi si incontrano mercenari, poliziotti corrotti, donne di strada e fuggiaschi, che, in un crescendo narrativo, si intrecciano perfettamente alla vita del solitario e arguto ispettore di strada.

Milano Nera, 06.05.2009